lunedì 10 aprile 2017

Le Indagini di Kenzo Tanaka





Editore: Robin edizioni
Collana: con testi
Anno edizione: 2014
Pagine: 139 p. 
Autore: Marco Parrachini
Genere: giallo, fantasy



Tokyo, la “perla d’oriente”, città che nell’immaginario di noi occidentali viene vista come il paese dei balocchi, dove tutto è così maledettamente kawaii che sembra non esistere più il confine tra la realtà e l’immaginazione. Ma non è oro tutto ciò che luccica…Come il rovescio di una medaglia, quando cala la notte, Tokyo rivela la sua anima oscura, diventando il teatro di delitti efferati. Questa realtà viene spesso ignorata dai forestieri, ma non sfugge all’astuto Kenzo Tanaka, ex poliziotto che ora lavora come investigatore presso l’agenzia P.B.I. TOKYO.
Il nostro Sherlock Holmes d’oriente si troverà a fare i conti con tre casi che hanno del surreale: un vampiro che uccide tre giovani studentesse tokyote, l’uomo-pesce che si aggira nei paludosi canali della cittadina di Hannō, ed infine lo strano caso di un cadavere rinvenuto in una villa, forse ucciso dagli spiriti Gaki. L’arguto Kenzo Tanaka dovrà fare i conti con questi strani casi cercando di trovare un colpevole, mostro o umano che sia!




Sicuramente si tratta di un libro molto easy da leggere, ma allo stesso tempo intrigante perché l'autore giocando tra realtà e mistero, ha saputo catturare l'attenzione del lettore che, calandosi inevitabilmente nei panni dell' investigatore, vuole fare chiarezza su questi delitti e perché no, magari scoprire che dietro c'è qualcosa di irreale...



domenica 2 aprile 2017

Cosa fare delle nostre ferite?




Editore: Erickson
Collana: i mattoncini
Anno edizione: 2012
Pagine: 100 p. 
Autore: Michela Marzano
Genere: filosofia, saggistica




Chi di voi non ha delle ferite? Possono essere più o meno grandi, alcune magari non si sono ben cicatrizzate, mentre altre tendiamo a coprirle sotto strati e strati di tessuto; ma la verità è che sono sempre lì. Michela Marzano, da brava filosofa, compie un analisi precisa della nostra società prettamente conformista, dove tutto deve essere controllato, standardizzato. Ambiamo ad avere un corpo perfetto, un lavoro perfetto, relazioni perfette, tutto al momento giusto...Ma poi quando arriva l'inaspettato, cosa succede? 

"L'altro" ci fa paura, è il nostro nemico più grande poiché non lo conosciamo, ci paralizza e fa emergere qualcosa all'interno di noi che ci mostra una realtà differente rispetto a quella a cui siamo normalmente abituati. Nel libro l'autrice racconta la storia della sua battaglia contro l'anoressia, che in qualche modo ha smontato un po' quell'immagine da ragazza modello che si prodigava tanto a mostrare alle persone, con conseguenza che aveva soffocato ciò che  Michela era realmente. La nostra prima reazione davanti all'altro è l'autodifesa, il cercare di controllare quella paura dell'ignoto; ma la verità è che più cerchiamo di dominarla, più ci sfugge di mano, un po' come quando proviamo a stringere l'acqua in un pugnoAllora cosa fare?  

Prima di tutto bisogna rassegnarsi all'idea di non essere "perfettamente adatti", di non sottomettersi per sopravvivere, di uscire dai pensieri tossici e gestire le nostre fragilità, senza alienare ciò che siamo. Qui entra in gioco il concetto di fiducia, che oggi viene equiparata alle parole credito e credibilità, ma in realtà ha tutt'altro significato poiché in sé contiene il germe del pericolo. La fiducia è una scommessa umana, non da certezze anzi, implica la possibilità di essere delusi o peggio, traditi. Per questo viaggia di pari passo con la fede: a tutti noi è capitato almeno una volta nella vita di avere un amico, un genitore o un'altra figura che nonostante si sia dimostrato non proprio affidabile nei nostri confronti, gli abbiamo continuato ad accordare la nostra fiducia. Dunque non c'è garanzia, non c'è certezza: bisogna vivere con la consapevolezza che ogni persona ha i suoi lati oscuri. Il messaggio forte che traspare dalle pagine di questo libro è quello di avere in primis fiducia in sé stessi, inteso come accettarsi in toto, per quello che si è, anche se leggermente ammaccati perché infondo sono proprio quelle pieghe che ci rendono unici.