lunedì 5 giugno 2017

La lunga notte del dottor Galvan






Editore:  Feltrinelli
Anno edizione: 2005
Pagine: 77 p. 
Autore: Daniel Pennac
Genere: narrativa




Gérard Galvan è un giovane medico che lavora al pronto soccorso della clinica universitaria Postel-Couperin. Come ogni domenica notte regna il caos all'interno del triage: bambini con febbre, infarti, adolescenti in coma etilico e qualche automobilista a cui vanno riattaccati gli arti... Insomma, la normale routine almeno fino a quando non fa il suo ingresso uno strano paziente che sa dire solamente << non mi sento tanto bene >>. Da quel momento inizierà il calvario per il dottor Galvan che da sempre vuole fare questa professione (visto che i suoi avi erano tutti medici), ma il tutto verrà messo alla prova dallo strambo paziente che creerà panico e scompiglio all'interno dell'ospedale.

Nonostante si tratti di un racconto breve, trovo che Daniel Pennac sia stato davvero in gamba: la storia procede a ritmo frenetico, si passa da uno scenario all'altro, ed il tutto è arricchito dalla comicità e dalle battute taglienti che si scambiano i personaggi. Sicuramente un libro che consiglio di leggere vista la semplicità e il mistero che avvolge la storia... Che fine farà lo strano paziente? 

lunedì 29 maggio 2017

L'impeccabile






Editore:  Giunti
Anno edizione: 2013
Pagine: 329 p. 
Autore: Keigo Higashino
Genere: mistero, noir


Il racconto si apre con il signor Yoshitaka Mashiba che viene ritrovato cadavere nel salotto di casa sua da Hiromi, assistente della signora Ayane Mashiba, moglie del defunto che al momento dell'accaduto si trovava in Hokkaido dai genitori. Sulla scena del crimine indagano i detective Kusanagi e Utsumi che devono affrontare un vero e proprio enigma, poiché il medico legale accerterà che il signor Mashiba è stato avvelenato con dell'acido arsenioso contenuto in una tazza di caffè. Ma chi è stato ad avvelenarlo e perchè?  I sospetti sembrano ricadere su Hiromi, poiché aveva le chiavi dell'abitazione dei Mashiba che le erano state consegnate da Ayane... Ma anche quest'ultima, nonostante un alibi di ferro, aveva un movente: da poco aveva scoperto che la sua assistente era incinta di Yoshitaka. Inoltre la scientifica non riesce a capire come il veleno sia potuto finire nella tazza della vittima, visto che al momento della morte si trovava da solo in casa. Si tratta davvero del delitto perfetto? I due detective con l'aiuto dello scienziato Yukawa, si ritroveranno a condurre delle indagini complicatissime, piene di vicoli ciechi e false piste. Un libro per bambini, un arazzo e una cartolina da Londra: questi sono dei piccoli tasselli che mano a mano porteranno alla composizione di un disegno più grande. Un fitto mistero aleggia dietro la figura del signor Yoshitaka, manager di successo e marito apparentemente premuroso...


Inizio con il dire che ero partita prevenuta su questo libro, poiché pensavo fosse un po' banale, ma mano a mano che la storia procedeva mi ha sempre più coinvolta. Se siete appassionati di racconti gialli, sicuramente non tarderete a capire chi è l'assassino; tuttavia  Keigo Higashino, che è il master del thriller giapponese, è stato molto bravo a rendere il racconto ramificato, creando una serie di intrighi che attirano l'attenzione del lettore, tanto da spingerlo a voler sapere cosa si cela dietro ad un semplice caso di avvelenamento. Dunque stra-consiglio questa lettura, anche perché scorre abbastanza velocemente e non ci sono parti "stagnanti" e pesanti. Ogni dialogo e ogni fatto sono collegati fra di loro tessendo una trama fitta e ricca di suspense.

domenica 21 maggio 2017

La vie en rouge







Editore:  Cut-Up
Anno edizione: 2006
Pagine: 79 p. 
Autore: Alda Teodorani
Genere: noir


Tra tutti i libri noir che ho acquistato ultimamente, La vie en rouge è quello che mi ha deluso di più. Premetto che sono due i motivi che mi hanno spinto a prenderlo: il prezzo (che si aggira sulle 10,00€ sul sito della Feltrinelli) e perché sono una fan dei romanzi dove vengono riportate più storie. In questo caso il libro si apre con un'ampia parte intitolata "conversando con Alda Teodorani" di cui non ho capito bene il senso, poiché l'autrice parla della sua vita, della sua passione per la scrittura e solo in ultimo da qualche breve cenno del libro in questione. Poi si passa al racconto vero e proprio (attenzione perché potrei spoilerarvi molte cose) che inizia con la storia intitolata "la vie en rouge" che parla di una vampira che commette atroci delitti, uccidendo molti uomini in maniera brutale. Il suo segno distintivo? La vittima, oltre a morire dissanguata, viene anche evirata. Ovviamente sulle sue tracce c'è il detective Pace, una figura che rimane così, in sospeso, proprio per l'incompiutezza del racconto.
In "sottoterra" l'autrice narra le vicende di un ragazzino psicopatico di 16 anni, morbosamente attaccato a sua madre tanto da provare un certo desiderio incestuoso per lei. Perdendo la sua innocenza e trasformandosi inconsciamente in un serial killer, Leon si ritroverà a vivere nei cunicoli della rete fognaria della città di Roma. 
Sicuramente il capitolo più emblematico è "l'uomo delle stelle" che tratta la storia di un musicista alle prese con la creatività. 




Come dicevo sopra, sebbene ami i libri che trattano più storie, debbo dire che questa volta sono rimasta delusa: in genere ci dovrebbe essere sempre un fil rouge che bene o male accomuna i racconti trascritti, ma in questo caso non  c'è o non sono stata in grado di coglierlo. I primi due capitoli parlano di omicidi, mentre il terzo di musica, dunque mi sfugge il nesso (sempre se ci sia). Trovo che Alda Teodorani scriva in maniera coinvolgente, gioca con le parole che arrivano al lettore e lo invitano ad addentrarsi nella storia... Peccato solo che i primi due racconti (con riferimento in particolare a "la vie en rouge")  rimangono troppo sul vago. Un'altra cosa che ho apprezzato è l'inserimento di disegni all'interno del libro, che rende la lettura più entusiasmante, quasi in stile manga. Sicuramente leggerò altri racconti di questa autrice, che saranno senz'altro più completi e ben strutturati di questo.

domenica 14 maggio 2017

Wilt






Editore:  ellint
Anno edizione: 2016
Pagine: 251 p. 
Autore: Tom Sharpe
Genere: giallo




Henry Wilt è uno scapestrato professore che insegna cultura generale in una scuola professionale dove la maggior parte degli alunni, oltre a non saper formulare una frase di senso compiuto, preferiscono nettamente documentarsi sui metodi contraccettivi o sulle scazzottate avvenute la sera prima in città, che saper leggere e scrivere. Denigrato dai suoi stessi studenti e colleghi, aspetta da tempo immemore una promozione che non arriva mai. Da diversi anni è sposato con Eva, una donna "tutto fare" appassionata di giardinaggio e di pratiche orientali. Morbosamente attratta da tutto ciò che rappresenta la novità, la signora Wilt è emotivamente instabile e per questo si ritrova a discutere continuamente con il marito, che a differenza sua, conduce una vita statica dove il momento clou della giornata, è rappresentato dall'emozionante passeggiata con il cane per sfuggire alle grida di Eva. Ed è proprio in una di queste sue tante passeggiate che Wilt prende la decisione di voler far fuori sua moglie, documentandosi accuratamente sulle diverse modalità per portare a termine il suo scopo...Finché un giorno gli viene un colpo di genio, osservando le profonde fondamenta dell'edificio in costruzione davanti all'istituto dove insegna. Il piano che ha architettato nella sua testa sembra essere perfetto, ma l'incontro con una bambola gonfiabile, i strampalati coniugi Sally e Gaskell e la misteriosa scomparsa di Eva, porterà non pochi imprevisti al povero Wilt che si ritroverà ad affrontare una realtà ben diversa da quella che aveva immaginato.
Sebbene a mio avviso venga utilizzato un eccessivo linguaggio scurrile e ci siano alcune parti che rallentano un po' la storia (come i dialoghi troppo lunghi tra i colleghi di Wilt), debbo constatare che si tratta di un romanzo divertente, una lettura leggera e senza troppe pretese, sicuramente l'ideale per svagarsi un po' dopo una giornata di lavoro. Si finisce per immedesimarsi nello sfigato Wilt, che con le sue vicende singolari cattura l'attenzione del lettore. Inoltre questo racconto ci insegna che spesso e volentieri per ritrovarsi occorre veramente passare prima la tempesta.... O l'omicidio.

lunedì 10 aprile 2017

Le Indagini di Kenzo Tanaka





Editore: Robin edizioni
Collana: con testi
Anno edizione: 2014
Pagine: 139 p. 
Autore: Marco Parrachini
Genere: giallo, fantasy



Tokyo, la “perla d’oriente”, città che nell’immaginario di noi occidentali viene vista come il paese dei balocchi, dove tutto è così maledettamente kawaii che sembra non esistere più il confine tra la realtà e l’immaginazione. Ma non è oro tutto ciò che luccica…Come il rovescio di una medaglia, quando cala la notte, Tokyo rivela la sua anima oscura, diventando il teatro di delitti efferati. Questa realtà viene spesso ignorata dai forestieri, ma non sfugge all’astuto Kenzo Tanaka, ex poliziotto che ora lavora come investigatore presso l’agenzia P.B.I. TOKYO.
Il nostro Sherlock Holmes d’oriente si troverà a fare i conti con tre casi che hanno del surreale: un vampiro che uccide tre giovani studentesse tokyote, l’uomo-pesce che si aggira nei paludosi canali della cittadina di Hannō, ed infine lo strano caso di un cadavere rinvenuto in una villa, forse ucciso dagli spiriti Gaki. L’arguto Kenzo Tanaka dovrà fare i conti con questi strani casi cercando di trovare un colpevole, mostro o umano che sia!




Sicuramente si tratta di un libro molto easy da leggere, ma allo stesso tempo intrigante perché l'autore giocando tra realtà e mistero, ha saputo catturare l'attenzione del lettore che, calandosi inevitabilmente nei panni dell' investigatore, vuole fare chiarezza su questi delitti e perché no, magari scoprire che dietro c'è qualcosa di irreale...



domenica 2 aprile 2017

Cosa fare delle nostre ferite?




Editore: Erickson
Collana: i mattoncini
Anno edizione: 2012
Pagine: 100 p. 
Autore: Michela Marzano
Genere: filosofia, saggistica




Chi di voi non ha delle ferite? Possono essere più o meno grandi, alcune magari non si sono ben cicatrizzate, mentre altre tendiamo a coprirle sotto strati e strati di tessuto; ma la verità è che sono sempre lì. Michela Marzano, da brava filosofa, compie un analisi precisa della nostra società prettamente conformista, dove tutto deve essere controllato, standardizzato. Ambiamo ad avere un corpo perfetto, un lavoro perfetto, relazioni perfette, tutto al momento giusto...Ma poi quando arriva l'inaspettato, cosa succede? 

"L'altro" ci fa paura, è il nostro nemico più grande poiché non lo conosciamo, ci paralizza e fa emergere qualcosa all'interno di noi che ci mostra una realtà differente rispetto a quella a cui siamo normalmente abituati. Nel libro l'autrice racconta la storia della sua battaglia contro l'anoressia, che in qualche modo ha smontato un po' quell'immagine da ragazza modello che si prodigava tanto a mostrare alle persone, con conseguenza che aveva soffocato ciò che  Michela era realmente. La nostra prima reazione davanti all'altro è l'autodifesa, il cercare di controllare quella paura dell'ignoto; ma la verità è che più cerchiamo di dominarla, più ci sfugge di mano, un po' come quando proviamo a stringere l'acqua in un pugnoAllora cosa fare?  

Prima di tutto bisogna rassegnarsi all'idea di non essere "perfettamente adatti", di non sottomettersi per sopravvivere, di uscire dai pensieri tossici e gestire le nostre fragilità, senza alienare ciò che siamo. Qui entra in gioco il concetto di fiducia, che oggi viene equiparata alle parole credito e credibilità, ma in realtà ha tutt'altro significato poiché in sé contiene il germe del pericolo. La fiducia è una scommessa umana, non da certezze anzi, implica la possibilità di essere delusi o peggio, traditi. Per questo viaggia di pari passo con la fede: a tutti noi è capitato almeno una volta nella vita di avere un amico, un genitore o un'altra figura che nonostante si sia dimostrato non proprio affidabile nei nostri confronti, gli abbiamo continuato ad accordare la nostra fiducia. Dunque non c'è garanzia, non c'è certezza: bisogna vivere con la consapevolezza che ogni persona ha i suoi lati oscuri. Il messaggio forte che traspare dalle pagine di questo libro è quello di avere in primis fiducia in sé stessi, inteso come accettarsi in toto, per quello che si è, anche se leggermente ammaccati perché infondo sono proprio quelle pieghe che ci rendono unici.

lunedì 27 marzo 2017

Perseveranza




Nel corso degli anni la parola perseveranza sembra essere scomparsa o addirittura sostituita con altri sinonimi, come rigidità o testardaggine. Ma esattamente cosa vuol dire perseverare?  In una società "liquida" detta alla baumiana, caratterizzata dalla mobilità e dal cambiamento è difficile rimanere saldi e fedeli alle proprie convinzioni. Resistere in mondo che si muove velocemente e che ti rema contro, è un bello sforzo. Dunque è più facile abbandonare una cosa svantaggiosa per noi per buttarsi immediatamente in un'altra più conveniente; ma spesso noi abbandoniamo a prescindere, senza neanche averci provato.  << D' altra parte solo chi persevera ha cognizione della realtà e perciò è nelle condizioni di coltivare ragionevoli speranze >> (cfr.P. Rossi, Speranze, Bologna, Il Mulino,2008).
Salvatore Natoli attraverso questo saggio, vuole portare alla luce di nuovo questa virtù dimenticata, proprio perchè viviamo in una società dove ogni giorno ci troviamo ad affrontare difficoltà di ogni genere: dal lavoro che non c'è, alle relazioni interpersonali che diventano sempre più sfuggenti. Dunque è importante rimanere saldi nella propria posizione, non essere impazienti ma longanimi, costruire un sé capace di non piegarsi. Un noto slogan diceva "perseverare è diabolico"... Direi proprio di no. Perseverare è combattere l'accidia, dare significato al dolore e vivere attivamente, cercando di perseguire un ideale o un obbiettivo.

martedì 21 marzo 2017

Infelici e contenti


Castelvecchi, Lit Editori Srl


Prendete tutti quei libri motivazionali pieni di frasi positive che ti spiegano come essere finalmente felici. Fatto? Bene, buttateli nel bidone della carta, perché la verità è che nessuno vuole essere realmente felice. Sembra un po' una contraddizione quello che sto dicendo e forse mi state prendendo per pazza, ma Nerosfina non scherza affermando che esiste un'arte per rovinarsi la vita ad hoc. Solitamente quando ci rivolgono la domanda << sei felice in questo momento? >> non rispondiamo mai dicendo un secco "si", ma aggiungiamo sempre qualcosa che ci manca. " Sono felice, però se avessi più soldi/un compagno/una macchina/se fossi più bella/... etc". Dunque nessuno è pienamente soddisfatto di quello che è o di quello che ha.  Questo testo di appena 70 pagine, diviso in capitoli con titoli alquanto curiosi (guardate la foto qua sotto), rappresenta un'utile guida su come auto-rovinarsi la vita con successo.



L'umorismo che utilizza l'autore è un'arma a doppio taglio: se da una parte fanno ridere gli esempi che riporta nelle sue pagine, dall'altra ti sale un leggero scompenso nel vedere che anche tu (si, mi riferisco a te che stai leggendo) metti in atto questi schemi mentali che ti imprigionano, portandoti in una sorta di labirinto nel quale difficilmente si esce, anche perché poi possiamo finalmente rivestire il ruolo della vittima che sotto sotto ci piace tanto...
Oltre al capitolo "Romeo&Giulietta" che vi invito caldamente a leggere se siete persone totalmente insicure di voi stesse, sicché proiettate sul partner tutte le vostre paure a livelli paranoici, mi sono soffermata a lungo sul capitolo intitolato "il water".  Quando non esistevano i telefonini e ti sedevi sul "regal trono" c'era solo una cosa da fare: riflettere. E qui si apre una considerazione alquanto veritiera sull'utilizzo di internet, ovvero che siamo diventati una popolazione talmente social che qualsiasi cosa ci capita nella vita andiamo a googlarla. Volete un esempio? Quanti di voi avendo il mal di gola sono andati a cercare i sintomi sul web e alla fine vi siete auto-diagnosticati un tumore alla trachea? Altro esempio più soft: conoscete un ragazzo: lui toro, voi leone. L'oroscopo dice che siete incompatibili, dunque << è stato bello fino a qui, ma non sei il mio tipo. Abbiamo Saturno contro >>.
Non diciamoci bugie: se non era per l'oroscopo o per la malattia, sicuramente avete utilizzato google per prendere altre scelte e secondo Nerosfina avete fatto bene. Alla fine del libro trovate una serie di consigli pratici per essere perfetti infelici. Dunque amici, roviniamoci la vita insieme.

venerdì 17 marzo 2017

I Origins




Avete mai avuto la sensazione di aver già vissuto determinate situazioni o di essere stati in posti specifici? Il mito della reincarnazione, al di là della religione, affascina un po' tutti tanto che molte persone, per curare gravi problemi di ansia, ricorrono all'ipnosi regressiva sperando di trovare le cause del loro problema nel passato. Ma questo film non si limita solo ad affrontare la reincarnazione, che comunque rimane il fil rouge di tutto il cortometraggio, ma va ben oltre analizzando quanto è importante l'aspetto spirituale nella vita delle persone, il credere a qualcosa, a un Dio o ad un sentimento. Cosa accadrebbe se scienza e fede, due mondi così distanti e incompatibili, presumibilmente fossero più vicini di quanto si possa immaginare?

La religione è fondata su testi scritti da uomini migliaia di anni fa. Queste credenze non possono essere né cambiate né confutate, sono immutabili. Nella scienza, grandi pensatori hanno scritto cose importanti molto tempo fa ma ogni generazione porta dei miglioramenti. Queste parole non sono sacre. Einstein era un uomo brillante ma non è il nostro Dio. E' solo un gradino nell'evoluzione della conoscenza, ma noi continuiamo ad andare avanti senza fermarci
Uno scienziato, una volta, chiese al Dalai Lama che cosa farebbe se alcune ricerche scientifiche dimostrassero che sulla religione vi sbagliate e dopo aver riflettuto molto, rispose: leggerei tutti i documenti, esaminerei tutte le ricerche cercando di capire tutto quanto e se alla fine quelle ricerche fossero una prova inconfutabile contro le mie convinzioni spirituali... beh, allora io cambierei le mie convinzioni.





Diretto dal regista Mike Cahill, I Origins tratta la storia drammatica e allo stesso tempo un po' fantasiosa del biologo Ian Gray, che conduce uno studio sull'evoluzione degli occhi umani e per questo va in giro a scattare fotografie... E proprio immortalando gli occhi magnetici di Sofi, una ragazza conosciuta ad una festa di Halloween che Ian viene a contatto con qualcosa che va oltre il razionale; ma lui, essendo ateo e credendo solamente alle teorie scientifiche, lo capirà solo molti anni dopo quando una serie di eventi lo porteranno dall'altra parte del mondo, alla scoperta di qualcosa di inimmaginabile. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima: forse chi l'ha detto, non aveva tutti i torti. Questo film apparentemente può sembrare scontato, ma credo che Mike Cahill abbia giocato bene le sue carte perchè, personalmente, sono stata risucchiata dai vari eventi che si susseguono nella storia. Il personaggio chiave rimane Sofi che con la sua apparente semplicità, rivela molte cose allo scettico biologo che vede ogni singolo evento della vita come un teorema dimostrato con leggi fisiche, non prendendo in considerazione il fatto che potrebbe esserci qualcosa che va oltre una semplice formula matematica. Il discorso che mi ha colpito di più è quando Sofi dice a Ian che vuole essere cremata, ma lui non è d'accordo poichè afferma che una volta che sarà diventata cenere, sarà quasi impossibile ricostruire il suo DNA e dunque riprodurre in futuro un suo clone. Lui vuole stare con lei per sempre, ma mette di fronte a tutto la scienza; lei invece starà con lui anche dopo la morte, donandogli qualcosa di più grande
Sebbene questo film sia fantascientifico, ci fa riflettere sul fatto che troppo spesso cerchiamo di dare una spiegazione logica alla sofferenza, all'amore e perfino alla morte; ma forse è il caso di spegnere il cervello e iniziare a credere, non importa a chi o cosa, ma credere.


giovedì 16 marzo 2017

Le Streghe di Montecchio di Pier Isa della Rupe




Quando ero piccola mia nonna spesso e volentieri mi raccontava delle leggende nostrane per farmi addormentare e tra queste c'era anche quella delle famose "selvatiche" che abitavano nei boschi dei monti Cimini. Da sempre la figura della strega affascina per il suo mistero e allo stesso tempo spaventa gli uomini, proprio perchè la linea che separa la realtà dalla magia è molto sottile. Questo libro racconta sette storie che riguardano le figlie della luna, bellissime donne che vivevano sul colle di Montecchio alle porte di Viterbo e che danzano intorno al fuoco, si innamorano, ricercano la propria identità e soffrono, sfatando un po' il mito che vuole associare per forza le streghe a qualcosa di sinistro e maligno. L'autrice, avvalendosi dei racconti dei paesani di Bagnaia e passando in rassegna diversi documenti storici, ha riportato alla luce il mito delle selvatiche che intrigano il lettore costringendolo, in un misto tra paura e attrazione, a guardare la luna per cercare una prova della loro esistenza, in un mondo che sembra aver perso il contatto con l'arcano.



Ps. sul colle di Montecchio esistono dei ruderi che vengono attribuiti alle figlie della luna: 


Il masso della fertilità
La pestarola 


Se capitate a Viterbo intorno i primi di Aprile, vi segnalo questo evento davvero interessante creato dall'autrice del libro in collaborazione con la casa editrice Fefè che consiste in una passeggiata sul colle di Montecchio, alla scoperta del mondo delle selvatiche, tra mito e realtà. Il percorso è gratuito, ma occorre la prenotazione. Per info cliccate qui 


venerdì 10 marzo 2017

3 libri che ho odiato e poi amato

Salve a tutti e bentrovati. Non so voi, ma quando andavo a scuola spesso e volentieri per le vacanze di Natale o per quelle estive (che erano abbastanza lunghe), gli insegnanti più magnanimi non ci riempivano di compiti, ma ci davano da leggere un libro... Il problema è che c'era sempre la fregatura, nel senso che spesso mi sono sentita dire dal prof. di turno "ma si, per le vacanze vi leggete solo questo libricino", ma quando tutti in classe già lanciavano in aria i coriandoli per festeggiare, ecco che arrivava la batosta " poi quando tornate a scuola voglio la relazione che ovviamente farà media con gli altri voti". Ecco, le letture imposte non mi sono mai piaciute ed inoltre, alla mia epoca, non c'era wikipedia o altri siti dove poter leggere recensioni e dunque eri costretta, anche se a malincuore, a portare a termine il compito.




Il primo libro di cui vi voglio parlare è il Piccolo Principe che immagino conosciate tutti. Scritto da Antoine de Saint-Exupéry è sicuramente uno dei testi più amati e apprezzati del XX secolo. Lo lessi in prima media, poiché la scuola aveva organizzato un interpretazione teatrale proprio su quest'opera.
Perché lo odiavo? Mmm... Forse perchè a 11 anni non riuscivo bene a capire il significato profondo di questo racconto, cosa si cela dietro ogni personaggio e la varietà dei temi trattati come l'amore, l'amicizia e il distacco. Decisi di rileggerlo nuovamente alla veneranda età di 26 anni, quando assistetti ad un piccolo spettacolo circense basato sul Piccolo Principe. La parte che mi ha più colpito e commosso di questo libro è stato l'incontro con la volpe che confonde il concetto di addomesticamento con amicizia, mentre il piccolo principe si rende conto che per lui amicizia vuol dire prendersi cura della sua rosa.


  "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
ùù






L'anello di Re Salomone è un testo che ci impose di leggere il professore di chimica i primi anni di liceo. Scritto dall'etologo premio Nobel del 1973 per la fisiologia e la medicina, Konrad Lorenz, il libro fa riferimento al mito del Re Salomone il quale riusciva a capire gli animali. Ovviamente Lorenz non comunicava con cani e gatti, ma ne studiava i comportamenti in base anche alla fisiologia dell'animale. La parte che mi è piaciuta di più di questo testo è senz'altro quella dove narra i suoi studi riguardo l'imprinting con l'ochetta Martina, la quale considerava lo scienziato come una sorta di madre adottiva. Altrettanto interessanti sono le analogie tra il comportamento animale e umano, soprattutto in determinate situazioni. Non è di certo un testo troppo scientifico, anzi, è una lettura curiosa soprattutto per coloro che amano gli animali. 
Perchè l'ho odiato? Si tratta pur sempre di un libro di 200 e passa pagine e nonostante l'argomento che può essere più o meno interessante, diciamo che i primi anni di liceo trovavo molto più divertente giocare con la playstation rispetto che leggere un libro.



 L'Alchimista è di certo una delle opere più famose di Paulo Coelho. Se non erro questo libro mi fu imposto di leggere dal professore di filosofia nel lontano 2006, all'incirca quando facevo il quarto liceo. Non mi piaceva per via del suo linguaggio non proprio chiaro, ricco di simboli e metafore. La chiave del racconto è il sogno: Santiago decide di mollare il suo gregge e partire per trovare quel tesoro sotto le piramidi d'Egitto; ma il cammino non è facile poiché incontra tanti ostacoli che lo porteranno a desistere dal realizzare questo suo obiettivo, finché non viene a contatto con la figura emblematica dell' alchimista. Coelho attraverso questo racconto, vuole farci capire che spesso rincorriamo mete e sogni che crediamo possano farci felici... Ma la vera felicità risiede nell'uomo stesso.



Per farla breve: credo che la vita sia un susseguirsi di step, dove gradino per gradino, ci arricchiamo sia culturalmente che umanamente e forse è proprio con lo svilupparsi di una certa maturità che riusciamo a cogliere diverse sfaccettature che prima non ci erano visibili. Ecco cosa ci fa apprezzare determinati libri oggi, rispetto a ieri.






venerdì 3 marzo 2017

Gli Occhi Della Gioconda





Ebbene, debbo confessarvi che fin da piccola non sognavo solamente di essere salvata da Milord o di sposare Yuri di piccoli problemi di cuore, ma avevo un vero debole per Piero Angela. Rimanevo letteralmente incollata davanti allo schermo della televisione per seguire tutta la puntata di Super Quark e quando terminava era sempre un grande dispiacere. In epoca più recente ho apprezzato i vari documentari fatti da Alberto Angela, come Ulisse o Passaggio a Nord Ovest. Dunque sono cresciuta a "pane ed Angela" e rimango dell'idea che sono gli unici divulgatori che con i loro programmi hanno portato un po' di vera cultura in TV. Ma bando alle ciance! Oggi sono qui per parlarvi del libro "gli occhi della Gioconda" scritto dal sommo Alberto. Sebbene questo sia il suo primo testo che leggo, nel recensirlo mi baso semplicemente su un giudizio personale, ovvero su ciò che mi ha trasmesso.
Il libro offre una dettagliata analisi del dipinto della Gioconda, rivelando particolari interessanti e allo stesso tempo misteriosi: come il significato della posizione delle mani della donna, il paesaggio che ha alle spalle, le tecniche di disegno utilizzate per evidenziare alcuni tratti del suo viso (come la bocca) e il significato del velo nero che porta in testa. Ma Alberto non si è limitato solo a parlare di questo capolavoro di Leonardo Da Vinci, ma ha trattato anche la vita del maestro, le sue opere, inquadrando anche i grandi avvenimenti storici che si susseguirono in Italia nel 1500. Essendo da sempre appassionata di anatomia e in generale di medicina, mi sono soffermata a lungo sul capitolo dove viene trattato il periodo in cui Leonardo assisteva alla dissezione di cadaveri presso l'Università di Padova, disegnandone l'anatomia in maniera dettagliata e precisa. Ho anche apprezzato i racconti inediti, come quello del cavallo in bronzo alto 7 metri che Leonardo aveva progettato in onore di Ludovico il Moro, che però non fu mai realizzato poiché tutti i 73.000 chilogrammi di lega furono destinati al Duca di Ferrara per costruire armi, con il quale Ludovico aveva un grosso debito. 




Le mie impressioni su questo libro sono abbastanza positive, nel senso che la scrittura utilizzata da Alberto Angela è semplice e pulita, senza una terminologia troppo specifica. Questo sicuramente rende lo scritto accessibile a tutti. Rimane comunque un racconto storico, dunque talvolta la lettura risulta un po' lenta soprattutto per chi, come me, non è un grande appassionato di questo genere. Tuttavia Leonardo Da Vinci rimane una personaggio affascinante della storia italiana e credo che la sua vita e le sue opere meritino di essere conosciute. Dunque ben fatto caro Alberto :)

martedì 28 febbraio 2017

La battaglia di Hacksaw Ridge e Silence


Sebbene non sia molto appassionata di film che trattano di guerra, morte etc. , vedendo la "battaglia di Hacksaw Ridge" sono rimasta sorpresa. La storia, che tra l'altro è vera, narra di un giovane soldato americano Desmond Doss che nel film viene impersonificato da Andrew Garfield ( lo ricorderete in The Amazing Spiderman), che vive un infanzia un po' travagliata per via del padre violento, ex soldato che si porta dietro delle ferite ancora aperte...
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Desmond decide di arruolarsi nell'esercito statunitense, ma c'è un però... Il ragazzo si dichiara obiettore di coscienza, rifiutando di imbracciare qualsiasi tipo di arma e dicendo che darà il suo contributo alla patria come medico. Da quel momento inizierà il suo calvario, che lo porterà ad essere vittima di pestaggi (e non solo) da parte dei suoi commilitoni e delle stesse autorità militari. Nonostante tutte le angherie subite, Doss non cede e continua a credere nei suoi principi e in Dio.


Per chi volesse sapere di più su Desmond Doss

Sebbene sia evidente il tocco sempre molto "soft" del regista Mel Gibson (ovviamente sono ironica) e sebbene abbia trovato i primi 30 minuti di film un po' troppo romanzati e noiosi, devo dire che mano a mano che la storia va avanti diventa più avvincente. Sapere che realmente Desmond Doss ha salvato 75 persone, combattendo la battaglia di Okinawa contro i giapponesi, mi ha fatto rabbrividire anche perchè credo che bisogna avere una forte fede e speranza per scegliere la via del disarmo nell'inferno di proiettili e sangue. 
Ps. l'unica cosa che mi chiedo è... Che fine ha fatto il fratello di Doss, arruolatosi anche lui nell'esercito?  Sembrava una figura chiave invece si è andata un po' a perdere durante il film, ma va be', passiamo oltre.



Silence è un film diretto da Martin Scorsese, tratto dal libro "Silenzio" di Shusako Endo, che vede come interprete sempre Andrew Garfield stavolta nel ruolo del padre gesuita Rodrigues, che parte alla volta del Giappone durante il periodo Tokugawa ( 17° secolo d.C.) dove vengono messe in atto terribili persecuzioni da parte dei giapponesi a discapito dei cristiani. Lo scopo di Rodrigues è quello di cercare padre Fereira che, quanto scritto nelle sue ultime lettere, aveva fatto voto di apostasia, rifiutando la religione cattolica e abbracciando il buddismo. Nell'ostile Giappone il gesuita scoprirà una realtà fatta di terrore, poiché i giapponesi cattolici erano costretti a praticare il loro credo di nascosto. Dopo varie peripezie Rodrigues viene fatto prigioniero e condotto davanti all'inquisitore Inoue Masahige con il quale inizierà un lungo dialogo, cercando di far comprendere al padre il perchè il cristianesimo non potrà mai attecchire nella terra del Sol Levante, cosa che poi tenterà successivamente di spiegare anche lo stesso padre Fereira... 
Essendo un film prettamente storico, l'ho trovato molto lento e non proprio scorrevole. Tuttavia la sceneggiatura e la trama sono degne di nota, anche se a mio avviso, un non credente (o un praticante di un altra religione diversa dal cristianesimo) non potrà mai capire in profondità il tema delle persecuzioni e cosa abbia significato veramente per i gesuiti diffondere la parola di Cristo nel mondo. 

La rilevazione è stata l'attore Andrew Garfield che ha interpretato con passione e autenticità sia il ruolo di gesuita, che quello di soldato.



Si dice per rivestire questi due ruoli, Garfield, abbia fatto un autentico percorso spirituale che lo ha portato alla conversione. 

E voi che ne pensate? Vi sono piaciuti questi film?





sabato 25 febbraio 2017

Honeymoon di Banana Yoshimoto



Manaka e Hiroshi si conoscono dai tempi dell’infanzia poiché le loro case sono una di fianco all’altra. Dapprima diventano compagni di giochi e successivamente marito e moglie. Lei passa le sue giornate a curare il giardino e lui con il suo lavoro part time. Tutto sembra procedere tranquillamente, almeno fino a quando muore il nonno di Hiroshi. Manaka preoccupata per suo marito, lo aiuta a sistemare la casa del defunto nonno sulla quale sembra aleggiare un’ombra sinistra; infatti ben presto la ragazza si troverà a fare i conti con il passato, che sembra riemergere dalla piccola stanza buia e maleodorante dove c’è uno strano altare…
In un incastro perfetto tra incubi, premonizioni e realtà, Banana Yoshimoto narra le vicende che ruotano intorno a questi due personaggi: dall’amore di Hiroshi per il cane Olive e le sue continue paranoie, ai sentimenti di Manaka che talvolta sembrano affievolirsi, per poi riaccendersi più forti di prima. Il libro offre diversi spunti di riflessione, soprattutto sul ruolo che gioca la paura nella nostra vita, rivelandosi talvolta una saggia consigliera, mentre altre mette a fuoco verità “scomode” e dolorose seppellite sotto una camelia in giardino.

venerdì 24 febbraio 2017

A proposito di Collateral Beauty...

Salve a tutti! E' da un bel po' che non scrivo sul blog, ma vengo da un periodo di apatia totale che tuttavia mi è servito a prendere la rincorsa e rilanciarmi di nuovo in questa avventura.  Nonostante ciò, in questi mesi non sono stata di certo ferma... Ho letto diversi libri (che recensirò presto) e visto qualche film al cinema. Infatti oggi voglio proprio parlarvi di Collateral Beauty




Ho deciso di vedere questo film non solo perchè tra i protagonisti ci sono Will Smith e Kate Winslet che reputo attori di gran talento, ma anche perchè ero curiosa di comprendere cosa si celava dietro questo titolo. Senza fare spoiler di nessun tipo, la storia a grandi linee narra di un uomo che gestisce insieme ad altre persone una società pubblicitaria che, a seguito della morte di sua figlia, si rinchiuderà nel silenzio e nella depressione più profonda. Sebbene il protagonista della storia è Will Smith, è sorprendente come mano a mano che la trama scorre si sviluppino delle storie parallele che coinvolgono anche gli altri protagonisti, non mettendoli in secondo piano rispetto alla narrazione principale. E allora cos'è veramente la bellezza collaterale? Come si può coglierla nonostante il tempo (talvolta ingiusto), la morte ( crudele, perchè ci porta via le persone a noi care) e l'amore ( sentimento che crea e distrugge)? 


Tempo, morte e amore di certo provocano sofferenza, che non è facile da metabolizzare. Quando proviamo dolore spesso ci domandiamo "perchè a me?". Ecco, la bellezza collaterale sta proprio nel capire il perchè è capitato quel determinato evento ed a cosa ci sta portando. La bellezza collaterale della vita sta proprio nel dare un ordine alle piastrine del domino che prima erano crollate... Ma non è semplice, poichè la nostra mente tende sempre a focalizzarsi sul problema e non sulla soluzione.
Personalmente posso dire che questo film non l'ho trovato per niente banale, anzi, sono rimasta sorpresa da alcuni colpi di scena. Ovviamente fate la scorta di fazzoletti perchè va visto non solo con gli occhi, ma anche con il cuore.